Quasi la metà con uno stipendio sotto i mille euro: sempre più under 35 pronti a espatriare

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Il 43% dei lavoratori italiani under 35 percepisce uno stipendio medio inferiore ai mille euro mensili. Questa è l’amara realtà.

Il dato emerge da un report realizzato dal Consiglio nazionale dei Giovani che, partendo dai numeri forniti da Istat, ha elaborato un proprio contributo nella definizione dei nodi irrisolti legati alle nuove generazioni, in modo da sottoporre al governo Meloni analisi precise e poi idee per provare a risolvere i problemi.

Ebbene, dall’approfondimento effettuato sull’entità delle buste paga, è emerso come siano tantissimi coloro che si devono accontentare di contratti che sono spesso a tempo determinato e che certamente non consentono di costruirsi una famiglia, a meno che non si possiedano altre solide basi economiche per sorreggere i propri sogni.

Oltretutto, anche provando a cercare chi sta un po’ meglio, si scopre che il 33% degli under 35 si colloca nella fascia appena sopra, fra i mille e i 1500 euro; quindi, anche loro devono fare molta attenzione alle spese. Solo il 24%, dunque, riesce a incamerare uno stipendio che si può definire interessante.

Numeri abbastanza sconfortanti che diventano drammatici se confrontati con quanto avviene nel resto d’Europa. Per chi ha meno 25 anni, trovare un lavoro in Italia è un’impresa (ci riesce il 17,5% dei giovani, contro il 32% medio degli altri paesi del Vecchio Continente) e, anche quando il tentativo va a buon fine, ci si deve accontentare di cifre che pongono l’Italia nelle posizioni più basse della classifica.

Non è un caso che molti ragazzi, a prescindere dal titolo di studio, a un certo punto decidano di emigrare, andando a caccia di inserimenti professionali più consoni alle proprie aspettative e competenze, meglio pagati e anche con prospettive di carriera e di vita molto più interessanti che in Italia.

Un ultimo dato per rendersi conto della situazione riguarda l’inquadramento dei ragazzi nel mondo del lavoro: ben il 34% degli under 35 del Belpaese possiede un contratto a tempo determinato. Una percentuale, questa, cresciuta del 6% in un solo decennio.

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