Dall’avvento dell’elezione diretta del Sindaco, Milano ha visto due fasi: la prima caratterizzata da sindaci di centro-destra, partendo dal leghista Formentini, seguito da Albertini (forse il sindaco più amato) per giungere infine a Letizia Moratti; la seconda, invece, con i colori del centro-sinistra, dall’elezione di Pisapia nel 2011 ed il successivo bis di Beppe Sala.
Oggi sono 14 anni che il capoluogo lombardo è governato dalla sinistra. Ma i risultati possono realmente definirsi di “sinistra”? Probabilmente no.
In questi anni la città è cresciuta esponenzialmente, ha attratto investitori, sono state realizzate opere importanti. Ma come è cambiata la percezione della città per i ceti meno abbienti ma soprattutto per l'(ex)ceto medio?
Scambiando qualche parola per strada emerge una sorta di “felice-infelicità” nel loop di una vita frenetica caratterizzata dalla necessità di adeguare la propria routine ai cambiamenti di questi anni. In primis la microcriminalità, la paura di una coltellata per rubarti una catenina o la necessità per una donna di restare al cellulare mentre rientra alla sera per paura di essere violentata.
Sempre sul filone della “felice-infelicità” si parla degli affitti, qualcuno molto contento, ha ereditato una casa e ci guadagna bene, qualcun altro racconta di come aveva intravisto le opportunità di investimento già un decennio fa ed ora ne coglie i meritati frutti. Dall’altra parte tanti si chiedono come potranno costruirsi una vita con uno stipendio che copre a malapena l’affitto di 50mq e le spese per vivere.
Ma Milano non è solo dei residenti, anzi, gran parte della popolazione lavorativa che fa girare l’economia del capoluogo arriva dall’hinterland ed è soggetta alle folli regole dell’Area B. A questi si aggiungono moltissimi studenti che non sanno dove dormire e (per fortuna) tanti turisti.
Milano è cambiata, l’elettorato è cambiato. Se da un lato vediamo sempre più Bentley, Ferrari e varie supercar (alcune con colori improponibili), dall’altro la Sinistra – con la scusa del green – impone l’obbligo di cambiare auto a chi non può permettersela ed aumenta il costo dei mezzi pubblici.
L’analisi delle varie tornate elettorali, politiche, comunali e referendum, evidenziano come la sinistra prende voti dalle zone centrali, da quelle più ricche e prende voti da coloro che l’auto la cambiano ogni anno. Ovviamente i voti li prende anche da coloro che scendono in piazza per protestare contro tutto e tutti, spaccando le vetrine dei negozi e giustificando l’occupazione abusiva delle case. Ma questa è un’altra storia.
L’altro protagonista è stato l’astensionismo, forse anche dovuto a questa confusione creata da una sinistra “radical chic” che non rappresenta più il suo elettorato originario, ma l’élite finanziaria-ereditiera (ben diversa dall’élite industriale) e che, per questioni ideologiche, non se la sente ancora di votare per il centro-destra.
Il 2027 segnerà un punto di non ritorno per Milano e l’elettore, a prescindere dalla sua teorica ideologia politica, farà bene a riflettere su quello che è stato fatto in questi anni, su come è cambiata la sua vita, su come è cambiata la città, su quello che gli serve per sentirsi più al sicuro e poter costruire un proprio futuro.