È notizia di questi giorni di una proposta avanzata dalla Commissione Europea di imporre l’obbligo delle auto elettriche per le flotte aziendali e compagnie di noleggio a partire dal 2030, di fatto un anticipo al già insensato stop ai motori termici 2035.
Ovviamente questa ipotesi è stata accolta con entusiasmo dai movimenti ambientalisti, come Transport & Environment (T&E), ma contestata da tutti coloro che conoscono il mondo dell’automotive, a partire dalle stesse aziende specializzate nel noleggio di autovetture.
Le critiche però sono arrivate anche dal mondo politico, in primis dalla Germania, attraverso le parole del Ministro Federale dei Trasporti e soprattutto da esponenti della CDU e CSU che sostengono la stessa Commissione come membri del PPE.
“I funzionari della Commissione dovrebbero lasciare Bruxelles e andare in vacanza. Hanno perso il contatto con la realtà”, queste le parole del parlamentare della CDU Tilman Kuban mentre Markus Ferber, eurodeputato della CSU, ha inviato una lettera alla Von der Leyen per chiedere di cancellare del tutto la proposta.
Che lo “stop 2035” abbia causato la più grande crisi industriale (e sociale) della nostra epoca è ormai un dato di fatto, non più contestabile, e probabilmente anche il più grande autogol della storia politica europea. Ma cosa spinga la Commissione Europea e Ursula Von der Leyen a tirare dritto è un mistero. Soprattutto quando gli stessi partiti che la sostengono hanno più volte ribadito posizioni contrarie a questa strada imposta dall’alto e non scelta – e nemmeno apprezzata – dal mercato, quegli stessi partiti politici che hanno vinto gran parte delle elezioni ad ogni livello (europeo, nazionale e locale) promuovendo la propria posizione contraria a tutto questo.
Viene da chiedersi allora se e per quanto tempo dovremo ancora subire le scelte imposte dall’alto contrarie al volere espresso dalla maggioranza degli elettori attraverso il voto.