Il funzionamento attuale dell’Unione Europea è quanto di più distante esista da una democrazia diretta. “Ma come?” direbbe qualcuno “si possono esprimere anche le preferenze quando si vota”. Certo, peccato poi che le decisioni prese sembrano spesso l’esatto opposto dal volere espresso dai cittadini e tradotto nel mandato elettorale ai propri rappresentanti in Parlamento. D’altronde la Commissione non risponde certo agli elettori.
Ma, a volte, accade qualcosa di inaspettato. Ed è così che l’Europa chiede ai propri cittadini di esprimere – direttamente – un parere sul tema più caldo, importante e divisivo di questo decennio: il settore automotive, le emissioni e lo stop ai motori termici 2035.
Lo fa attraverso un sondaggio indirizzato a:
- Esponenti del mondo accademico
- Organizzazioni di consumatori
- Cittadini dell’UE
- Organizzazioni ambientaliste
- Cittadini extra UE
- Organizzazioni non governative (ONG)
- Amministrazione pubblica
- Sindacati
In pratica l’UE chiede a tutti, e soprattutto ai propri cittadini, di esprimersi su un tema che sta avendo impatti devastanti sui consumatori, sulle aziende e sui lavoratori. E tutto questo non è più un’opinione o una previsione, come poteva essere vista un paio di anni fa, ma una realtà consolidata (poi, che qualcuno possa essere felice della distruzione del settore automotive europeo, del boom di quello cinese e dei vari obblighi di cambiare auto è un’altra cosa).
Ma come lo fa? Attraverso un sondaggio – non pubblicizzato – tutt’altro che diretto e semplice, che richiede molta attenzione ed anche parecchio lungo. Insomma, tutti elementi che disincentivano il cittadino medio che, probabilmente, alla terza domanda lascerà perdere.
Si tratta di circa 30 domande a risposta multipla più i quesiti a risposta aperta dove vengono toccati vari temi collegati tra loro, il tutto scritto anche in modo che un lettore possa andare in confusione.
Un esempio? Nelle classiche risposte “da 1 a 5” a volte 5 è il massimo (“…selezionare un punteggio su una scala da 1 a 5, dove 5 è molto efficace e 1 per niente efficace) a volte è il contrario (“…dove 1 indica la più importante e 5 la meno importante”). A volte, invece, la confusione aumenta (“…classifichi i 3 ostacoli più importanti, dove 1 è il più importante, 2 è il secondo, fino a 5 per il quinto in ordine di importanza” … non erano 3?).
Ma il sondaggio va anche a trattare troppi temi e nel dettaglio, con il rischio che una persona risponda con cognizione di causa solo a poche domande, lasciando al caso tutte le altre.
Nulla di impossibile, basta prestare un minimo di attenzione, ma non si tratta di un test d’ammissione all’Università e 30 (trenta) pagine di sondaggio scoraggiano chiunque abbia un minimo da fare durante la propria giornata.
Fortunatamente è presente anche un quesito chiaro e diretto, è il n. 14: “A suo parere, l’UE dovrebbe mantenere invariati gli obiettivi per il 2035 in materia di emissioni di CO2 per le autovetture e i furgoni? SI – NO”.
Il risultato? Questo sondaggio rappresenta bene il funzionamento attuale dell’UE: burocratico, confusionale e lontano dai cittadini che dimostreranno – di conseguenza – la loro distanza non partecipando al questionario e – altrettanto di conseguenza – i burocrati continueranno a fare quello che vogliono.
Peccato, perché l’iniziativa era bella ma è stata persa un’occasione per avvicinare la popolazione all’Unione Europea che, come spesso ribadito, resta fondamentale per competere sui Mercati mondiali. Ma per farlo dovrebbe smetterla di farsi autogol.
Chiunque volesse partecipare può farlo dal 7 luglio al 10 ottobre al seguente link: https://ec.europa.eu/info/law/better-regulation/have-your-say/initiatives/14765-Revision-of-the-CO2-emission-standards-for-cars-and-vans/public-consultation_it previa registrazione o autenticazione tramite social network.
PS. Ad oggi “ben” 400 soggetti hanno risposto al questionario…