L’8 e il 9 giugno gli italiani (e gli europei) sono chiamati al voto per scegliere 76 nuovi europarlamentari. Le elezioni europee si svolgono ogni cinque anni e sono decisive per i cittadini dell’Unione; questa volta, però, paiono ancora più importanti del solito. Alle porte del continente tira un vento diverso, e il peso specifico della tornata si fa sentire. Non c’è solo la guerra a preoccupare gli europei e gli italiani, ma anche la crisi climatica e un generale senso di insicurezza e decadenza.
Nel Belpaese, circoscrizione Nord-Occidentale, si prospetta una battaglia serrata. Se guardiamo il Centrodestra, in particolare, spicca la proposta di Marco Reguzzoni, presidente dell’associazione I Repubblicani e indipendente nelle liste di Forza Italia.
Ecco nove motivi per affermare che la sua è una candidatura su cui puntare:
R come Riportare la produzione in Italia e in Europa. È il suo primo punto: le aziende e le filiere – lo ha detto anche il presidente del PPE Manfred Weber – devono riportare la loro produzione in Europa.
E come Eco-follie: quelle che Marco vuole limitare, con proposte serie che non siano sgambetti ideologici alle imprese.
G come Grande Finanza, un avversario del ceto medio che Marco combatterà stando in Europa e nel PPE.
U come UE: «L’Unione Europa gestita così non ci piace, ma è l’unica cosa che abbiamo e dobbiamo cambiarla e difenderla per far fronte a problemi come l’immigrazione e le guerre».
Z come Zalone, il modello da posto fisso che secondo lui va combattuto per restituire ai giovani italiani un futuro prospero e brillante, libero da sussidi statali desolanti e parassitari.
Z come Zoom: si parte dall’alto, ma il focus si restringe sempre di più per arrivare ai comuni. Uno zoom, appunto. Senza il rafforzamento dei comuni e il federalismo, l’identità dell’Italia e dell’Europa è in pericolo.
O come Olivetti, azienda simbolo del Made in Italy, un’idea che Marco ha sempre difeso, facendo anche approvare una legge per tutelarlo: la Reguzzoni-Versace.
N come Nemici, quelli che vengono ben descritti nel suo libro Vento di cambiamento. A partire dai burocrati di Stato.
I come Inno alla gioia, una musica che Marco conosce benissimo e usa addirittura come suoneria del telefono. Per ricordare, tutti i giorni, che senza un’Europa unita il futuro non può essere radioso.