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Intelligenza artificiale: la corsa all’oro dei colossi USA e il grande sonno della vecchia Europa. La profezia di Luca Spada e una certezza: sarà una sfida chiave del prossimo governo UE

C’è un tema gigantesco e attualissimo che nell’Unione Europea continua a restare ai margini dell’attenzione. Si tratta dell’avanzata dell’Intelligenza Artificiale, uno degli anelli chiave della catena che tiene insieme sviluppo economico e sostenibilità.

Gli Stati Uniti corrono, trainati dalle loro grandi aziende hi-tech, mentre il Vecchio Continente sta ancora una volta facendo registrare una partenza a rilento. Colpevole e pericolosa.

Di recente, in verità, a Strasburgo è stato approvato un nuovo regolamento (con la forzista Lara Comi come relatrice) orientato a mettere un argine alle manipolazioni e dalle fake news, tutelando i processi democratici dal pericolo sempre più alto dei condizionamenti digitali. Un’iniziativa lodevole e doverosa, ma che non c’entra con lo sviluppo.

Ciò che oggi manca è infatti il sostegno alla ricerca, non solo economico ma anche strategico, infrastrutturale e regolamentare, utile per consentire alle industrie europee di restare competitive su questa delicata partita.

I dati del primo trimestre del 2024 sono chiarissimi: la maggior parte delle risorse mondiali sull’AI sono state investite negli Stati Uniti da quattro giganti del settore: Amazon, Meta, Google e Microsoft. Un’azione convinta che ha già fornito grandi riscontri.

In tre mesi, Meta ha aumentato il suo fatturato di oltre il 27% e quest’anno metterà 40 miliardi di dollari nella costruzione della rete di data center indispensabile per gestire ulteriori servizi di AI. Anche per gli altri la situazione è simile: Microsoft ha messo a segno un +17% di introiti, Google un +15% e Amazon un +13%. Anche loro, hanno annunciato lo stanziamento di risorse pesantissime in innovazione. Ora si attende un cenno anche da Apple, rimasta per adesso ai margini della contesa. In generale, come rivela il Corriere Economia, sul piatto finiranno 200 miliardi.

Insomma, il momento sembra d’oro, anche se le borse – a partire da Wall Street – hanno reagito con timore a questa corsa verso l’AI, temendo che alla fine si riveli una bolla e non porti l’attesa monetizzazione.

Intanto, però, mentre i colossi segnano la strada, in Europa si fatica a percepire questa necessità. Persino la Cina, storicamente orientata alla conquista dei mercati fisici, ha aumentato i soldi nella ricerca, che nel 2023 sono stati circa un ottavo di quelli spesi nella Silicon Valley (67 miliardi contro 8), ma che le hanno permesso di affacciarsi su questa partita.

L’UE, invece, ha fatto qualcosa per proteggersi ma non ha dato una spinta decisa per essere protagonista nello sviluppo. Sarò invece proprio questo uno dei temi decisivi da affrontare all’interno del prossimo governo europeo.

Una questione già indicata in una recente intervista a Mega dall’imprenditore visionario Luca Spada, fondatore di Eolo: «L’Europa – ci disse due mesi fa – deve fare urgentemente la sua parte, serve un organismo di controllo e soprattutto mi piacerebbe che, come Europa, diventassimo leader nella ricerca sull’AI. In passato abbiamo già perso diversi treni, quello di Internet, delle grandi infrastrutture web, dei social. Sull’AI siamo ancora all’anno zero e possiamo recuperare il tempo perduto. Ma servono subito investimenti significativi. Almeno 100 miliardi di euro da investire immediatamente in questo settore, perché come Europa dobbiamo diventare gestori dell’AI e non passivi utilizzatori senza possibilità di controllo».

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