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L’appello di Silvia Piani: «Ascoltiamo l’allarme che arriva dalla sanità. Dal Covid in poi è stato un precipizio»

Silvia Piani, di Mortara, già assessore regionale alle Politiche per la famiglia e candidata alle elezioni Europee con Forza Italia, qual è a suo avviso lo stato di salute del settore sanità?

«Domanda impegnativa. Sono abbastanza certa nel rispondere che c’è un grosso problema di risorse e di personale. E nel tempo questo ha portato a disservizi e liste d’attesa infinite. Sono cose che non dovrebbero accadere in un Paese in cui si vive bene. E poi, strano a dirsi, oggi il reperimento di personale è un problema non solo italiano, ma anche europeo. Qualche ricetta va assolutamente trovata anche a quel livello».

Il quadro che ha dipinto vale anche per la Lombardia?

«Purtroppo, sì. Sia chiaro: la nostra regione è sempre un’eccellenza nazionale ed europea. Non è un caso, infatti, che vengano tutti a curarsi in Lombardia. Ma in questo periodo la sanità regionale vive in uno stato di affanno. Insomma, se soffre addirittura il Nord, le lascio immaginare il resto d’Italia».

Che cosa ha generato questa svolta negativa?

«Il Covid è stato un macigno enorme per la sanità, questo è indubbio, ma già prima mancavano tantissimi infermieri nel nostro organico. Nel periodo successivo alla pandemia e con i carichi di lavoro e le pressioni aumentate a dismisura, c’è poi ancora meno gente che abbia voglia di iscriversi a Medicina. E pensare che prima con i concorsi da infermiere riempivamo i palazzetti dello sport. È un problema serissimo».

In Lombardia si vive anche la concorrenza elvetica…

«Questo è noto. In Svizzera il personale ospedaliero riceve un trattamento diverso, sia economico che organizzativo. Mi si passi allora il termine se dico che è “normale” che i nostri operatori si spostino oltre confine per lavorare. Del resto, qui trovano tante volte turni massacranti e difficoltà a far carriera».

Si può parlare, quindi, di “fuga degli stetoscopi”?

«Esiste anche questo problema, sì. Va ad aggiungersi a quello gravoso della carenza di nuove leve».

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